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ELEZIONI COMUNALI 8 e 9 giugno 2024

La violenza sulle donne e all'infanzia è un fenomeno strutturale che dovrebbe trovare spazio nella campagna elettorale e nelle scelte di ogni partito politico, a prescindere dall'ideologia.
LE NOSTRE PROPOSTE POLITICHE
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In molti comuni della nostra regione si voterà per il rinnovo dei Sindaci alle prossime elezioni amministrative.

La violenza sulle donne e all’infanzia è un fenomeno strutturale che dovrebbe trovare spazio nella campagna elettorale e nelle scelte di ogni partito politico, a prescindere dall’ideologia.

È per questo che intendiamo affermare, insieme al carattere apartitico dell’associazione Artemisia, un chiaro posizionamento politico a partire dai contenuti che vogliamo portare all’attenzione del dibattito pubblico, in occasione della prossima tornata elettorale.

 

 

Proposte politiche, di prevenzione e bisogni nei percorsi di uscita dalla violenza

La violenza contro le donne e contro i bambini e le bambine è un fenomeno strutturale ed endemico che richiede politiche globali, strutturali e continuative, come la Convenzione di Istanbul raccomanda.

 

Proposte Politiche (con valenza nazionale):

Investire per rafforzare il Dipartimento Pari Opportunità e finanziare il Piano Strategico Nazionale sulla violenza maschile alle donne (l’ultimo quello triennale 2021-2023) magari con programmi e fondi quinquennali.

Strutturare tavoli di consultazione permanenti con le Reti dei Centri Antiviolenza, attraverso il D.P.O.

Strutturare tavoli di consultazione mirati, con portatori di interesse (donne, ragazzi, ex bambini) per facilitare l’ascolto e la partecipazione delle vittime.

Ricezione e prosecuzione dei lavori svolti finora dalla Commissione Femminicidi della precedente legislatura.

Ridefinire un unico testo di legge – quadro nazionale per l’infanzia che definisca le responsabilità dei diversi soggetti coinvolti e assicuri a livello nazionale una prospettiva globale di tutela e promozione del benessere dei bambini e degli adolescenti e di sostegno alle famiglie.

Migliorare la formulazione del reato di violenza sessuale (art. 609‐bis c.p.) incentrandone il disvalore sull’assenza di un libero consenso all’atto sessuale da parte della vittima, come peraltro già previsto dall’art. 36 della Convenzione.

Introdurre una norma specificamente volta a sanzionare le molestie sessuali, sulla scia di quanto indicato nell’art. 40 della medesima Convenzione.

Investire per potenziare i servizi sociali e sanitari pubblici territoriali.

Istituire un sistema nazionale di raccolta, analisi, monitoraggio e diffusione dei dati sulla violenza all’infanzia.

 

Proposte di Prevenzione e Sensibilizzazione (con valenza nazionale e locale):

Strutturare percorsi formativi di educazione all’affettività, alla parità e differenza di genere, a partire dalle scuole primarie di primo grado e per tutto il ciclo di istruzione obbligatoria.

Rivedere programmi curriculari universitari inserendo trasversalmente una formazione specialistica sui temi della violenza di genere e della violenza all’infanzia (medicina, infermieristica, giurisprudenza, psicologia, scienze sociali, ecc).

Formare docenti di scuole di ogni ordine e grado, fino all’Università. Formare magistrati, forze dell’ordine, giornalisti, ecc.

 

Comunicazione (con valenza nazionale e locale):

Sviluppare Campagne di contrasto alla violenza di genere e alla violenza all’infanzia per facilitare le richieste di aiuto ai Centri Antiviolenza e ai nodi della rete interistituzionale.

 

I bisogni nei percorsi di sostegno ai percorsi di libertà di donne e bambini vittime di violenza (con valenza nazionale e locale)

 

Autonomia lavorativa:

Il reddito di libertà ha attualmente un impatto sociale inconsistente (Fonte CNOAS: 625 redditi di libertà nel 2021 con 20.000 richieste di aiuto ai CAV nel 2020); Secondo i dati Inps, nel primo anno ne hanno beneficiato solo 600 donne a fronte delle 3.283 richieste presentate. La maggioranza proviene dalla Lombardia, seguite dalla Puglia e dalla Campania. Con i fondi a disposizione si calcola che solo 2.500 donne potranno avere accesso alla misura: sono poche, dato che secondo un’elaborazione dei dati Istat ne avrebbero bisogno circa 21mila donne all’anno. (Oltre allo Stato ci sono le Regioni, che in alcuni casi si sono mosse in anticipo. La Sardegna, per esempio, è arrivata prima di tutti le altre e nel 2018 ha promosso il proprio Reddito di libertà, che prevede un minimo di 780 euro per un massimo di tre anni. Anche il Lazio ha istituito il Contributo di libertà che arriva fino a 5mila euro una tantum. C’è poi la Puglia, con il Reddito di dignità. Attenzione, però: le misure nazionali e quelle locali spesso entrano in conflitto e – denuncia ActionAid – creano disparità territoriali).

 

La Regione Toscana ha potenziato, su proposta di Artemisia e di alcune reti di centri antiviolenza, i tirocini lavorativi previsti all’interno del progetto con i Centri per l’Impiego fino a 1.000 euro al mese. Si potrebbe adottare questa buona prassi, anche a livello nazionale.

 

Misure di conciliazione lavoro‐famiglia (es. Bonus baby sitting e asili nido).

 

Sinergia con aziende per finanziamento di progetti di conciliazione, anche attraverso protocolli che consentano e definiscano ulteriori flessibilità per le donne e i giovani in uscita da situazioni familiari di violenza.

 

Formazione professionale finalizzata all’inserimento lavorativo full time, congrua con l’analisi della domanda. Corsi di lingua italiana parlata e scritta (necessaria per la formazione) per donne e giovani di origine straniera.

 

Autonomia abitativa:

Fondi di riserva per edilizia popolare per nuclei vittime di violenza di genere e neomaggiorenni in uscita da famiglie maltrattanti; affitti calmierati; politiche e case di semi autonomia dopo la protezione in casa rifugio.

Fondi di garanzia sostenuti da Fondazioni pubbliche e private per l’accesso alla locazione e/o all’acquisto della casa.

 

La Conferenza Unificata Intesa Stato Regioni 14 Settembre 2022 (Cav) da attuare entro Marzo 2024, prorogata di 18 mesi recita all’ art.4 2. c)

il Cav si raccorda con gli enti locali e le agenzie per la casa, attraverso convenzioni e protocolli per autonomia abitativa.

È un punto positivo, per adesso solo sulla carta: va reso esigibile perché non rimanga lettera morta. Attualmente le dimissioni dei nuclei familiari che non necessitano di protezione sono complicate dall’assenza di offerta di affitto sul libero mercato. Se esistessero degli accordi e dei protocolli ad hoc con gli Enti Locali e le Agenzie per la casa sarebbe possibile attuare delle strategie diverse e positive per l’autonomia abitativa.

Sempre La Conferenza Unificata Intesa Stato Regioni 14 Settembre 2022 (Cav) da attuare entro Marzo 2024, prorogata di 18 mesi recita all’ art. 11 7. possibilità di dare residenza fittizia nel territorio dove la donna ha scelto di ricostruire la propria vita, dopo la fase di protezione

Punto di forza: è un punto positivo ma che attualmente non è esigibile. Attualmente, ad esempio, il Comune di Firenze non intende attuarlo, se non previo accordo con gli altri Comuni della Regione e Anci. Molti comuni non hanno neppure istituito l’indirizzo virtuale per le residenze fittizie.

Proposte: Andrebbe messo in piedi un tavolo tecnico con ANCI per discuterne.

Contrasto alla povertà, anche educativa.

 

Giustizia:

Accesso facilitato e riduzione rischio vittimizzazione secondaria; tenere in considerazione la violenza nel disciplinare affidamento minori (Convenzione Istanbul, Grevio all’Italia, Valente); stereotipi giudiziari nelle aule dei tribunali; scarso uso degli ordini di protezione.

Diritto alla cura psicologica degli effetti post traumatici della violenza, reale e non formale.

 

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