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“Le parole di Valditara, Roccella e Nordio prive di basi scientifiche. L’educazione sessuo-affettiva è fondamentale”  

NOVARADIO ascolta l'intervista a Elena Baragli
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L’educazione sessuo-affettiva

è fondamentale

 

I numeri della violenza di genere dimostrano che la sensibilità alla denuncia è aumentata, ma anche che il fenomeno non diminuisce. La riflessione deve concentrarsi sull’azione di prevenzione primaria, ma anche di educazione e formazione, oltre che di particolare attenzione a fenomeni complessi connessi alla violenza e su cui la rete territoriale e dei servizi deve fare un salto di qualità.

 

Ne è convita Elena Baragli, presidente dell’associazione Artemisia Centro Antiviolenza, che così traccia le coordinate della riflessione sul fenomeno alla vigilia della Giornata Internazionale e della presentazione dei numeri 2025 della Toscana. “Quello che osserviamo – dice stamani a Novaradio – è un costante aumento delle richieste di aiuto, ovvero un’emersione del fenomeno”, “ma anche aumento della complessità delle situazioni”. Il riferimento è al tema, ad esempio, degli orfani di violenza e dell’assistenza a figli e familiari, ama anche della violenza assistita e delle sue eredità.

 

I dati l’associazione li ha presentati nei giorni scorsi: nei primi 9 mesi del 205 le denunce sono state 1.102 (+4%), di cui 933 donne (862 con violenza in atto), 76 minori, 61 adulti con violenze infantili, 32 uomini in percorsi di genitorialità. Delle donne, a subire abusi è in oltre la metà dei casi la fascia di età 30-49 anni (53%), e il 64% è italiana. In base alla tipologia, la violenza è nel 56% di tipo fisico-psicologica, 16% psicologica, 10% economica, 9% stalking/mobbing, nel 9% violenza sessuale. Gli autori sono, nel caso delle donne, il partner o il coniuge nel 49% dei casi, mentre per i minori è il padre nel 37% dei casi. Anche i numeri della violenza assistita sono impressionanti: 719 i minori testimoni di violenza seguiti da inizio 2025.

 

Più volte Baragli pone l’accento sulla necessità di un lavoro culturale, di formazione, fin dai banchi di scuola, sui temi del pregiudizio, del rispetto e dell’affettività, per sradicare i sedimenti della cultura maschilista e patriarcale. “C’è un tema saliente che è quello dell’educazione sessuale ed affettiva nelle scuole e prima ancora, insomma, della dell’educazione all’affettività e alla sentimentalità che vuol dire insegnare ai bambini a gestire a riconoscere poi a gestire le proprie emozioni” dice Baragli:  “”Abbiamo bisogno di investire nel linguaggio, nell’educazione, in libri di testo adeguati, abbiamo bisogno di investire in programmi strutturati, strutturali, adeguati che affrontino questo tema dai bambini delle primarie”.

 

E, invece, fa notare questo tema “è purtroppo, tristemente, anche dai nostri ministri, viene svilito, negato, banalizzato”. E, in riferimento alle ultime dichiarazioni della ministra Rocella sulla non correlazione ta educazione e violenza, osserva: “E’ deprimente che alla vigilia della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne la ministra Roccella abbia fatto dichiarazioni contrarie a tutta la letteratura scientifica, dove è chiaramente dimostrato che l’educazione sessuale affettiva ha una correlazione diretta nella prevenzione della violenza, perché crea dei presupposti per decostruire quegli stereotipi tipici di un contesto culturale maschilista e patriarcale”.

 

Allo stesso modo, durissima la critica delle dichiarazioni del ministro Nordio sulla componente “genetica” o storicamente stratificata della resistenza dei “maschietti” alla parità di genere: “E’ veramente errata da un punto di vista scientifico e fuorviante perché insomma rischia di attribuire a presunte qualità genetiche quello che invece purtroppo viene appreso culturalmente” taglia corto Baragli: “Sappiamo benissimo che i modelli anche sedimentati storicamente si può possono decostruire, proponendo modelli alternativi di mascolinità accudente, di mascolinità accogliente, di una paternità che curi e che quindi non abusi e e questi modelli sono attuati in tutte, ripeto, in tutti i paesi europei dove i bambini apprendono a scuola la toxic maschulinity, cioè lezioni strutturate in cui si impara che cos’è maschilista e a mettere in atto altri tipi di relazioni tra pari”.

 

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