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Orfani di femminicidio o testimoni di violenze quei ragazzini senza tutele

«LA REPUBBLICA» intervista la vicepresidente di Artemisia Petra Filistrucchi
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Orfani di femminicidio o testimoni di

violenze quei ragazzini senza tutele

 

 

Sono 719 i minorenni testimoni degli atti subiti dalle 826 madri che negli ultimi 9 mesi si sono rivolte al centro antiviolenza Artemisia; 76 quelli vittime di violenza di cui il centro si è occupato direttamente.

 

Si tratta prevalentemente di incuria, maltrattamento fisico e psicologico e violenza assistita. Numeri di un fenomeno, resi noti a pochi giorni dalla Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, che rischia di restare ai margini, di condannare all’invisibilità quei bambini, così come invisibili si sono spesso sentiti familiari e orfani delle vittime di femminicidio.

«C’è difficoltà — spiega la vicepresidente di Artemisia Petra Filistrucchi — nel riconoscere che essere testimoni di violenza sulla madre è un danno evolutivo e ha impatto sullo sviluppo. Richiede di essere riconosciuto perché la violenza assistita sia interrotta e il danno riparato. Le leggi sono andate avanti ma gli interventi rimangono spesso inefficaci».

Riconoscere la violenza e capire che può manifestarsi anche dopo l’allontanamento del nucleo dal padre maltrattante è uno dei punti da affrontare: «Il coinvolgimento avviene nel periodo di convivenza — prosegue — ma anche nella fase di separazione e successivamente. A volte i figli sono utilizzati per controllare la madre, una violenza che spesso non è messa a fuoco nei nostri tribunali».

Importante il lavoro con le madri, nell’ottica di riparare la relazione con i figli. Percorsi che richiedono tempo e continuità. C’è poi il tema del lavoro con gli orfani di femminicidio e i familiari. «Quello che ancora manca — sottolinea Filistrucchi — è la condivisione nella rete territoriale di formazione e procedure per garantire interventi coordinati e tempestivi. La morte della madre per mano del padre è un evento traumatico, dobbiamo diventare capaci di rispondere con un alto livello di specializzazione e tempestività».

Con la legge 4 del 2018 c’è stato un rafforzamento delle tutele economiche e giuridiche per garantire strumenti immediati di sostegno: misure come la sospensione della pensione di reversibilità per il colpevole, l’indegnità a succedere per il femminicida, la possibilità per gli orfani di cambiare cognome, sequestri dei beni per assicurare un risarcimento rapido.

«Una cosa che ricorre nei racconti degli orfani diventati adulti, ma anche di nonni, sorelle o fratelli delle donne, è quella di essere usciti di scena, dimenticati dallo Stato, soli nel dolore e nelle difficoltà tra burocrazie, processi e mancanza di risorse economiche».

Oggi c’è un lavoro sulle prese in carico promosso in Italia dall’impresa sociale Con i bambini, con l’obiettivo di garantire risposte riparative: «Per noi l’esperienza del progetto Respiro — conclude — di cui è partner il Cismai, di cui Artemisia è parte, è un riferimento prezioso».

 

📌 QUI IL PDF DELL’ARTICOLO di Valentina Lisi su «LA REPUBBLICA» del 23 novembre 2025

LA_REPUBBLICA_ED_FIRENZE_23112025[1].pdf

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