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NOVARADIO: “La vera sfida è ripensarsi come capaci e autonomi”

Violenza di genere e reinserimento lavorativo. Intervista a Tania Berti, responsabile servizio di reinserimento socio-lavorativo di Artemisia
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NOVARADIO

“La vera sfida è ripensarsi come capaci e autonomi”

 

Il momento in cui una donna arriva a denunciare una situazione di violenza o abusi – magari riuscendo ad allontanare il maltrattante oppure a ottenere protezione in una casa rifugio – può essere visto come un punto di arrivo. Per gran parte delle donne e minori in uscita da un un contesto di violenza, un punto di partenza, per di più caratterizzato dalla necessità di “reinventarsi” una nuova vita,  autonoma da punto di dista economico, con tutte le difficoltà legate al reinserimento sociale e lavorativo, ma in primis di “ripensarsi” come persona.

 

Di questo si  parlerà venerdì prossimo a Firenze nella giornata di studi “Ri-Uscire – dalla violenza economica all’autonomia”, organizzata dall’associazione Artemisia Centro Antiviolenza all’Innovation Center della Fondazione CR di via Lungarno Soderini (dalle 9,30 alle 16) e inserita nel programma de “l’eredità delle donne”. L’appuntamento servirà a fare il punto sulle difficoltà specifiche del reinserimento di persone vittime di abusi, settore in cui Artemisia è dal 2016 attiva con un servizio specifico – nel solo 2024 sono stati una sessantina i casi seguiti – stimolare il dibattito e rafforzare i legami e le relazioni con la “rete” dei soggetti coinvolti in specifici percorsi di reinserimento e sbocco lavorativo.

 

“Ogni progetto che noi andiamo a costruire insieme alla persona – spiega Tania Berti, dell’Associazione Artemisia – deve tener di conto che la violenza ha danneggiato il livello di autostima, la percezione di sé: le persone si raccontano con gli occhi del maltrattante. Una donna che ho seguito lo scorso anno era laureata, aveva fatto un master all’estero, parlava più lingue, ma nel momento in cui  ho svolto il primo colloquio, la signora si è descritta come una persona che non aveva grandi capacità o competenze che non sapeva neanche cosa potesse fare”. O ancora, il caso di una donna che “aveva grandissime competenze sartoriali perché la madre e la nonna erano sarte” ma “non aveva avuto nessuna eh esperienza lavorativa. E noi sappiamo che questo è un mestiere…”.

 

Una volta individuate le competenze e le potenzialità, c’è da fare il lavoro di “matching” con i possibili percorsi di reinserimento, che Artemisia porta avanti con l’aiuto di una rete di “soggetti amici”:  “Noi da anni – dice ancora Berti – stiamo sempre più provando ad individuare delle aziende aperte alla possibilità di accogliere persone che escono a percorsi di violenza. Abbiamo diversi progetti, un progetto è finanziato da Gucci con la cooperativa Flo nell’ambito sartoriale, uno nell’ambito della pelletteria con Aspri; abbiamo un altro progetto che prevede un consulente esterno che ci aiuta ad individuare delle aziende del territorio attente al tema. La giornata di studio” di venerdì, conclude “ha proprio come scopo quello di mettere al tavolo più attori che provino di individuare quelle che possono essere delle strategie efficaci ed efficienti”.

 

ASCOLTA L’INTERVISTA 👇

Violenza di genere e reinserimento lavorativo. Ass. Artemisia: “La vera sfida è ripensarsi come capaci e autonomi” – ASCOLTA

 

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